INTRODUZIONE

 

La philosophía, l’amore per la sapienza, si concentra, secondo il filosofo di Königsberg, Immanuel Kant (+1804), su tre domande fondamentali sia nella riflessione teoretica sia nella praxis umana: cosa posso sapere?, cosa devo fare? e cosa posso sperare? Esse invece possono ridursi alla domanda seguente: chi veramente è l’uomo?[1] Questa è, fin dall’inizio dell’uomo, la questione della verità sull’essere umano, della sua identità, una questione di sopravvivenza per l’umanità[2]. Questa domanda evoca lo splendore della verità, soprattutto oggi più che mai, quando stiamo vivendo i tempi della profonda controversia sull’«humanum»[3], in modo particolare nell’aspetto della morale dell’uomo nel mondo che soffre di un vuoto morale dell’umanità di oggi[4]. Questa domanda chiama una nuova morale sul piano: teoria‑praxis, perché l’uomo, come scrive il Cardinale Karol Wojtyła, «non può perdere il posto che gli è proprio in quel mondo che egli stesso ha configurato»[5].

 

L’immagine della cultura contemporanea come una cultura del dubbio, del relativismo e del vuoto è caratterizzata da tanti elementi: la conoscenza si limita solo al desiderio e il suo posto prende il soggettivismo, il relativismo, il pragmatismo, l’individualismo, lo scetticismo; la cultura della vita è in pericolo a causa della cultura della morte[6]; un’esaltazione idolatrica della libertà individuale[7]; un conflitto libertà - legge nella coscienza dell’uomo[8]; una frattura tra le tre realtà che devono sempre rimanere unite: la verità, il bene e la libertà, in altre parole la libertà evita la verità sul bene e il dono totale di sé, scegliendo beni finiti, limitati ed effimeri[9]; l’amore evita la responsabilità; le più belle aspirazioni rimangono solo sul piano delle buone intenzioni; uno sforzo prometeico di manipolare e controllare la natura secondo uno spirito puramente tecnico‑scientifico[10]; e finalmente si distrugge l’elemento trascendente dalla vita umana, vale a dire un collegamento stretto fra la fede e la morale[11]; e nello stesso tempo si prende la strada dell’autodistruzione progressiva della persona umana e la strada della disumanizzazione[12]. Questa cultura chiama oggi non solo lo splendore della verità, ma desidera un leader etico, una proposta morale che sanerebbe le radici malate di questa cultura contemporanea, essa desidera l’etica della verità. Ci sembra che di fronte alle tendenze soggettivistiche, essa richiami la morale tradizionale dell’oggettivismo morale, degli atti e dei principi[13].

 

[...] La riflessione precedente fatta intorno alle domande della philosophía si conclude nell’affermazione che l’immagine piena dell’uomo è contenuta nella sua conoscenza come persona, nella concezione della sua morale e nel modo della sua realizzazione. Tale svolgimento del pensiero corrisponde ed è un punto di partenza per il tema del nostro lavoro: Persona e morale. Morale come il compimento della persona in Giovanni Paolo II, dove, seguendo tutto il pensiero filosofico‑teologico di Karol Wojtyła e poi di Giovanni Paolo II, si tratta dell’uomo in tutta la sua verità, nella sua piena dimensione, nella sua unica e irripetibile realtà umana, in cui permane intatta l’immagine e la somiglianza con Dio Personale stesso; si tratta dell’uomo in tutta la sua irripetibile realtà dell’essere e dell’agire, dell’intelletto e della volontà, della coscienza e del cuore; si tratta dell’uomo nella sua piena verità della sua esistenza, del suo essere concretamente personale e insieme del suo essere comunitario e sociale; si tratta dell’aspirazione e della nostalgia dell’uomo alla verità assoluta, al bene, alla giustizia, all’amore, all’Assoluto, alla pienezza della sua conoscenza, alla realizzazione di se stesso; si tratta finalmente di ciascun uomo: concreto, storico, il più reale, perché «ognuno è stato compreso nel mistero della Redenzione, e con ognuno Cristo si è unito, per sempre, attraverso questo mistero»[16].

 

La necessità di tale tema o l’idea essenziale di questa dissertazione è, da una parte, espressa nel pensiero stesso del nostro Autore: tutto per «rendere la vita umana più umana»[17]; dall’altra ci sembra utile la profonda e totale presentazione del personalismo filosofico e teologico sul piano della ricerca scientifica polacca. Invece, sul piano italiano, ci sembra giusto presentare l’originalità di questo personalismo, anche per riguardo al Pontificato di Giovanni Paolo II.



[1] Cf H. PLESSNER, Pytania o conditio humana [Le domande su conditio humana] Warszawa 1988, p. 10.

[2] Cf J. RATZINGER, Perché un’enciclica sulla morale? in: G. RUSSO (a cura di), Veritatis splendor. Genesi, elaborazione, significato, Roma 1994, p. 10.

[3] Cf K. WOJTYŁA, A. SZOSTEK, T. STYCZEŃ, Der Streit um den Mensch [La controversia sull’uomo], Kevelaer 1979.

[4] Cf M. VIDAL, La proposta morale di Giovanni Paolo II, Commento teologico‑morale all’enciclica Veritatis Splendor, Bologna 1994, p. 12.

[5] K. WOJTYŁA, Persona e atto, Città del Vaticano 1980, p. 41.

[6] Cf K. Wm. WILDES e A. C. MITCHELL (a cura di), Choosing Life. A Dialogue on Evangelium Vitae, Washington, D.C., 1997.

[7] Cf VS, 55: EE 8/1644-1645.

[8] Cf D. TETTAMANZI, «Conoscerete la verità, e la verità vi farà liberi», in: G. RUSSO (a cura di), Veritatis splendor. Genesi, elaborazione, significato, Roma 1994, pp. 24-28; cf anche R. FRATTALLONE, La coscienza scintilla di verità: dottrina della «Veritatis splendor» e problematica odierna, cit., pp. 97-120; B. HONINGS, Il discernimento di alcune dottrine morali ed etiche, cit., pp. 141-145; M. RHONHEIMER, Autonomia morale, libertà e verità secondo l’enciclica «Veritatis splendor», cit., pp. 203-206.

[9] Cf VS, 84: EE 8/1712-1714.

[10] Cf Ibid., 51 e 112: EE 8/1633-1635 e 1779-1780; cf anche A. R. LUÑO, Significato della «Veritatis splendor» per l’etica contemporanea, cit., pp. 72-77.

[11] Cf VS, 88: EE 8/1723-1726.

[12] Cf Ibid., 84-86: EE 8/1712-1718.

[13] Cf M. VIDAL, La proposta morale, cit., p. 23.

[14] Cf K. WOJTYŁA, Rozważania o istocie człowieka [Le riflessioni sull’essenza dell’uomo] Krakow 1999, pp. 95-97.

[15] Cf Ibid., cit., p. 17.

[16] Cf RH, 13-14: EE 8/42-44.

[17] LE, 3: EE 8/216; cf GS, 38: EV 1/1437.

Autor: Jarosław Jęczeń
Ostatnia aktualizacja: 26.09.2014, godz. 23:14 - Jarosław Jęczeń